Il treno ad alta velocità per Firenze – Santa Maria Novella è in partenza sul binario 8.
Ennesima chiamata dall’altoparlante della stazione di Napoli Centrale, ultimo sguardo fugace ai bagagli e via, si sale sul “drago di ferro” (come amavo definire il treno da piccolo) verso il capoluogo toscano, meta ideale per un weekend spensierato.
Carrozza 15, posto 7B, finestrino: È ormai consuetudine occupare il seggiolino che mi porta a guardare fuori, perché in un viaggio non è importante soltanto la meta, ma anche le emozioni che provi durante il percorso…o almeno è questo quello che recita il motto che ho scelto di seguire da un po’ di anni a questa parte, quando viaggiare non è soltanto un’opzione legata al piacere, ma altresí un onere connesso al mio lavoro.
Ciò che invece non è stato contemplabile riguarda il mio compagno di posto, o per meglio dire, la mia compagna: Jeans chiari attillati a vita alta, camicetta bianca dalla scollatura “illegale”, giacca nera e tacchi alti. Non ho mai avuto problemi di socializzazione, ma quella presenza, tutt’altro che ingombrante, mi trasmetteva un indescrivibile senso di disagio, un misto di emozioni che si traducevano in una strana agitazione corporea. Quel seggiolino era diventato inspiegabilmente scomodo, e nel dimenamento generale mi è caduto in maniera inavvertita il mio nuovo portafoglio.
«Scusami, ti è caduto qualcosa».
D’improvviso questa voce profonda cattura la mia attenzione già incanalata verso la giusta direzione, la figura idealmente avvolta da una celestiale aura luminosa seduta alla mia sinistra. Mi volto e ricevo l’oggetto restituito, senza proferire parola, ma con un icastico volto arrossito, segno tangibile della mia vergogna.
– Davvero originale, mi piace! – Mi dice in riferimento al portafoglio, sorprendentemente motivo di approccio.
– Ti ringrazio. Lui è il mio nuovo compagno di vita – Rispondo antropomorfizzando lo stesso – Non conosco ancora il tuo nome. Io sono Sergio V. – Le dico porgendole la mano.
– Piacere. Io mi chiamo Carlotta, Carlotta D. – Risponde stringendo la mia mano, in un’unione di sensazioni avvolgenti, tra il calore del mio corpo in fermento e quello tepente del suo, appena congiunto alla temperatura del vagone.
E così, tra una chiacchierata su molteplici argomenti, tra scambi di idee accompagnati da qualche sorriso compiaciuto, un elenco di punti in comune e altri discordanti, è iniziato il mio viaggio verso Firenze.