Ben arrivato, Signor V., la stavamo aspettando. Ecco le chiavi della suite 404. Chan, il nostro fattorino, le porterà i bagagli in camera. Buona permanenza al Royal Continental.
Grandi sorrisi, cordialità, un italiano perfetto per la receptionist dell’albergo, Ping Han, che porta nel nome il significato di “pace”, come quella che mi ha trasmesso grazie alla sua voce pacata e suadente, quasi sussurrata.
Dopo aver ripreso il mio passaporto e averlo riposto nella tracolla, raggiungo la suite ed entro. Al primo sguardo noto un sontuoso tripudio di tradizione orientale: Ogni oggetto era in legno, a partire dalla spalliera del letto, finemente intarsiata a creare tante piccole facce di drago, rigorosamente rossa; i comodini ai lati erano piccole rappresentazioni del Tempio dei Lama, la più grande costruzione buddhista con più di 300 anni di storia; in un angolo capeggiava un paravento rosso, con una trama a fiori dorati, intrecciati; lampade a forma di lanterna che occupavano gran parte del soffitto, in un incontro tra stile moderno e tradizione millenaria, a creare un caratteristico gioco di luci.
Entro, poso la mia tracolla sul letto, e mi dirigo verso l’altra stanza, separata da un tipico pannello divisorio, con sopra stampate delle gru che si abbeverano in un lago ed altre in cielo che si perdono fra le nuvole. Aperto il pannello mi trovo davanti uno spettacolo indescrivibile: Una vetrata immensa occupa l’intera parete e affaccia sull’Houhai Lake, il più grande lago di Pechino. Al centro della stanza primeggia un grandissimo tappeto rosso con scritte e cornici dorate, inequivocabilmente fatto a mano; tutto intorno poltrone e sedute varie, dello stesso stile tradizionale, per permettermi di godere quella vista meravigliosa in completa comodità. Mi siedo, rilasso le mie membra, ritrovo la pace godendomi il silenzio del posto.
Passano pochi minuti dal mio assestarmi, quando decido di fare una doccia per riprendere vigore. Nemmeno il tempo di chiudere la manopola dell’acqua calda, a doccia fatta, che sento dei leggeri ma decisi colpi alla porta. Presumendo fosse il fattorino con i miei bagagli, decido di mettere un asciugamano in vita e di andare ad aprire.
Arrivo! – Esclamo spontaneamente – (Penso) Chissà come si dirà “arrivo” in cinese.
Aperta la porta per mia grande sorpresa mi ritrovo la signorina Ping davanti ai miei occhi. L’imbarazzo è palpabile sul suo volto; la sua pelle candida si tinge di un rossore caratteristico; io cerco di porre un minimo di rimedio al danno aggiustando l’unico capo di abbigliamento che indossavo: tentativo inutile, ormai il guaio era fatto.
– Signor V., sono venuta personalmente a riferirle una grossa…ehm…importante notizia…
– Mi scusi per la mia mise, signorina Ping, pensavo di incontrare Chan. Ad ogni modo sono curioso di ascoltare questa notizia. E la prego, Ping, mi dia del Tu. Mi chiamo Sergio.
– Certamente Sergio, come lei gradisce…ehm…come vuoi tu.
– (Sorrido) Ecco, adesso va’ meglio. Dunque, dicevi?
– Si…Sono qui per dirti che stasera ci sarà una cena di Gala, nel nostro ristorante, con pietanze tipiche e diversi ospiti internazionali che sono qui per la Festa delle Lanterne, la quale segna la fine del nostro Capodanno. Saremmo lieti di averti fra i convitati al tavolo riservato alle celebrità.
Una notizia che mi coglie di sorpresa e allo stesso tempo mi lusinga. In fondo anche io sono qui per loro, ed è l’occasione più ghiotta per i miei affari.
– Sono onorato! Ma vorrei saperne di più. Se ti va puoi entrare e raccontarmi i dettagli. Giusto il tempo di rendermi presentabile e sono tutto per te.
A queste parole cresce l’imbarazzo di Ping, ma non può rifiutare l’invito di una persona del mio calibro e con la testa china si introduce nella stanza e resta in piedi sull’uscio, in attesa, con rispetto, in perfetto stile cinese. Al contrario, io non sono riuscito a trattenere i miei istinti, e catturato da quei meravigliosi occhi a mandorla, la pelle candida come neve, le labbra rosse in perfetto contrasto, ho stretto le sue braccia in una presa vigorosa e l’ho baciata, come un adolescente che si innamora per la prima volta ed è spinto dalla passione. Appena ci allontaniamo, Ping ha giusto il tempo di pronunciare il mio nome, Sergio…, prima di accorgersi che il mio asciugamano era scivolato via, quasi in concomitanza con il suo Qipao, l’abito tradizionale. I dettagli di cui sopra erano passati in secondo piano. La giornata è trascorsa in un turbinio di impeti passionali. Già era giunta l’ora della cena di Gala […]